Psicologo, psicoterapeuta e sessuologo a Cento e Mirandola

Training autogeno come si svolge e quando è indicato

Come si svolge

La pratica del Training Autogeno necessita di abiti comodi e di un luogo preferibilmente tranquillo e isolato da rumori e luci intense. Il Training Autogeno si compone di due gruppi di esercizi: ciclo inferiore e ciclo superiore. Gli esercizi del ciclo inferiore o somatico sono volti al raggiungimento della capacità di abbandonarsi all’ascolto passivo del corpo e sono: pesantezza, calore, cuore, respiro, plesso solare e fronte fresca (Schultz, 1986). Gli esercizi del ciclo superiore invece sono deputati all’ascolto passivo della psiche (Peresson, 1984).

Gli esercizi si possono attuare in tre posizioni, la posizione sdraiata, la posizione seduta e la posizione del cocchiere. In genere la posizione privilegiata nella fase di apprendimento è quella distesa. Il soggetto deve sentirsi comodo e a proprio agio. Il primo passaggio è l’acquisizione della respirazione che generalmente è una respirazione diaframmatica e profonda che ossigenando i tessuti induce un primo stato di rilassamento psicofisiologico.

Esercizi

Il Training Autogeno si realizza poi attraverso una serie di esercizi di concentrazione, durante i quali l’individuo impara a ripetersi mentalmente determinate formule, mirate alla distensione di specifiche zone corporee.
Il primo passo per raggiungere in modo semplice il completo rilassamento dell’organismo è cominciare con il distendere la muscolatura scheletrica.

Poiché quando un muscolo è completamente disteso lo si percepisce pesante, Schultz stabilisce come primo esercizio del Training Autogeno quello della Pesantezza. Il soggetto deve immaginare che il proprio corpo diventi pesante: si comincia con la formula “il mio braccio destro e’ pesante” (per i soggetti mancini sarà naturalmente il sinistro); si continua espandendo la sensazione al braccio sinistro con la formula ” Le mie braccia sono pesanti”; si procede gradualmente, generalizzando così la sensazione di pesantezza a tutto il corpo.

Il secondo esercizio è quello del Calore ed è finalizzato al rilassamento del sistema vascolare. Tale condizione si realizza attraverso l’induzione del calore, che come per la pesantezza, dal braccio viene generalizzato a tutto il corpo. Immaginando che il proprio corpo diventi caldo, è possibile, infatti, ottenere una reale vasodilatazione periferica, corrispondente alla distensione della muscolatura che ricopre i vasi sanguigni.

Terzo esercizio, quello del Cuore. In questa fase del Training Autogeno il soggetto deve ripetersi mentalmente la formula “il mio cuore batte calmo e regolare”. Questo esercizio, regolarizzando l’attività cardiaca, permette il consolidarsi dello stato di rilassamento; inoltre la funzionalità cardiaca è molto influenzata da fattori psichici ed emotivi per cui l’esercizio favorisce una più profonda regolazione emotiva dell’individuo.

Anche il quarto è un esercizio di ritmo, che si concentra questa volta sul Respiro. Con la formula “il mio respiro è calmo e regolare” la respirazione diviene sempre più profonda e spontanea, avvicinandosi a quella che si ha durante il sonno. Arrivate a questa fase, le persone dicono di raggiungere uno stato di calma sempre maggiore ed una minore interferenza da parte di pensieri disturbanti.

Con il quinto esercizio, ci si concentra, invece, sul Plesso solare, una struttura nervosa situata al di sotto del diaframma, tra lo stomaco e la colonna vertebrale, che si collega a numerosi organi interni: stomaco, intestino, fegato, pancreas, milza, reni e ghiandole surrenali. Con la formula “il mio plesso solare è piacevolmente caldo”, una sensazione di piacevole calore e distensione, nascendo dalla zona del plesso solare, si estende a tutto l’addome e agli organi addominali sopra citati.

Conclusione

Il ciclo di esercizi si conclude con quello della fronte fresca; mentre per il corpo la distensione e il rilassamento vengono favoriti dalla vasodilatazione (esercizi della pesantezza e del calore), per quanto riguarda la testa, è la vasocostrizione a portare una piacevole sensazione calmante. Per questa ragione, l’ultimo esercizio prevede la ripetizione della formula “la mia fronte è piacevolmente fresca”, che induce nell’individuo una sensazione di benessere e rilassamento anche nella zona del capo.

Alla fine del sesto esercizio il soggetto ha acquistato una distensione corporea generale, che si manifesta, anche a livello mentale, con una profonda sensazione di calma; il rilassamento è ormai completo e profondo.

Applicazioni in ambito non clinico

In tutte quelle persone che non presentano patologia al fine di aiutarle a riordinare l’esperienza vissuta o che sta vivendo e così concorrere allo sviluppo e all’espressione del proprio potenziale favorendo in modo preventivo il benessere e l’equilibrio biologico. Il Training Autogeno come tecnica di rilassamento in un’ottica di prevenzione e promozione della salute ha quindi effetti positivi nei seguenti ambiti:

Gestione dello stress

  • Autosedazione o smorzamento della risonanza emotiva (gestione dello stress)
  • Recupero delle energie fisiche e psichiche personali
  • Regolazione vasomotoria
  • Potenziamento delle capacità mnemoniche
  • Introspezione e aumento della consapevolezza di sè
  • Armonia

Lavoro

Per riattivare l’iniziativa personale ed essere più assertivi:

  • Recupero rapido delle energie psico-fisiche
  • Riduzione dell’aggressività
  • Miglioramento dell’efficienza
  • Riattivazione dell’iniziativa personale
  • Maggiore adattamento alla realtà
  • Riduzione dei rischi da infortunio

Scuola

Nell’educazione e nelle prestazioni scolastiche la tecnica del Training Autogeno è utile per una serie di effetti positivi che andiamo ad evidenziare:

  • Scaricamento dell’ansia e dell’emotività
  • Recupero della capacità di concentrazione e di memorizzazione
  • Riduzione dei riflessi psicosomatici
  • Maggiore serenità e distacco dai problemi

Sport

Nelle attività sportive e nella pratica agonistica aiuta l’atleta a dare il meglio di sé e a migliorare le sue possibili prestazioni, aumentando la concentrazione e aiutando a gestire la frustrazione:

  • Superamento dell’ansia d’attesa pre-agonistica
  • Compensazione dell’eventuale riduzione di sonno
  • Riduzione del ritmo respiratorio
  • Maggiore scioltezza nelle prestazioni
  • Diminuzione del rischio di contratture muscolari
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Dott. Marco Lodi

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