Perché proprio le persone che sembrano avere maggiore bisogno di intraprendere un percorso di psicoterapia spesso non ne sono consapevoli? Oggi la quasi totalità delle persone fa resistenza alla psicoterapia ed intraprende un percorso psicoterapeutico solamente quando si sente in difficoltà e proprio non ce la fa più. Tutte le alternative possibili vengono provate prima e anche quando è chiaro che è ora di rivolgersi ad un professionista della salute mentale si rimanda la decisione il più a lungo possibile.
La scelta più saggia sarebbe quella di rivolgersi ad un psicoterapeuta appena la difficoltà psicologica ha inizio, in modo da evitare possibili cronicizzazioni del problema, comportamenti di autosabotaggio e soprattutto inutili sofferenze. Invece di solito si lasciano passare i giorni senza affrontare i problemi psichici sperando che le cose si aggiustino da sole, sprecando tempo, occasioni lavorative, rovinando relazioni e buttando soldi in scelte sbagliate.
Per quale motivo le persone si comportano in un modo tanto irragionevole?
In questo articolo tento di spiegare perché le persone si comportano in questo modo poco saggio per sé stesse e poco utile per realizzare un buon equilibrio psicofisico .
La condizione che ostacola una persona dal prendersi cura di sè ha luogo nel momento in cui pur trovandosi in una situazione di sofferenza psicologica, è la persona stessa a non essere consapevole del proprio problema psicologico.
Quando la persona non è consapevole automaticamente cerca di individuare le origini della propria sofferenza al di fuori di sé. In questo modo la persona individua la causa della propria sofferenza in tutte quelle situazioni di vita che giudica come ingiuste o sfortunate. Oppure nel comportamento degli altri, che giudica cattivi, in malafede o poco attenti alle sue esigenze.
In definitiva la colpa è sempre dell’altro. Nel momento in cui si verifica qualche problema la persona andrà a ricercare le cause del proprio disagio all’esterno di sé. Per cui ad esempio la persona che ha difficoltà a stabilire relazioni interpersonali stabili e soddisfacenti, dirà a se stessa che incontra sempre dei partner sbagliati o degli amici che non sono capaci di comprenderla.
Sicuramente ci sono circostanze in cui le cause di una difficoltà sono obiettivamente da ricercarsi all’esterno. Ad esempio, se siamo in auto fermi ad un semaforo in attesa del verde e un’auto sopraggiungendo ci tampona la responsabilità è del guidatore dell’auto che ci ha tamponato che probabilmente era distratto, non ci ha visti ed ha causato l’incidente.
Tuttavia quando si tende in ogni circostanza a ricercare all’esterno di noi le cause di ogni nostra sofferenza, questo atteggiamento mette in luce la tendenza a non voler essere consapevoli del fatto che in certi casi l’origine del problema è in noi stessi. O quantomeno non ci si assume la responsabilità di contribuire alla propria situazione di sofferenza e si cerca sempre la responsabilità all’esterno – e il mondo diventa il nemico!
Questa è la situazione della persona che è perfettamente consapevole della propria sofferenza, magari prova forti vissuti di ansia o depressione, ma valuta che il suo problema non sia particolarmente importante.
In sostanza la persona pensa che si può andare avanti comunque, bisogna stringere i denti e resistere. Quello che succede è che la persona gestisce male la propria vita, danneggiandosi in tanti modi. Ad esempio a causa dell’ansia può mettere in atto comportamenti di evitamento e perdere opportunità professionali allettanti.
Ad esempio mi viene in mente il caso di un ingegnere che per paura di prendere l’aereo rifiutò la proposta di lavoro nell’azienda che aveva sempre sognato nel timore che prima o poi gli venisse chiesto di prendere un volo. In questa situazione la persona vive quindi con un freno a mano tirato e non si rende conto delle opportunità che perde.
Questa è la situazione di quella persona che prova sofferenza psicologica ma pensa che questa sofferenza proprio per la sua natura non possa essere affrontata, gestita o risolta.
La persona si dice che il mondo è fatto così, che tutti soffrono, che la vita è dura e non si può fare nulla per stare meglio. Molto spesso la persona in questa situazione si esprime contro la psicoterapia affermando di “non crederci” pur non avendo avuto alcuna esperienza in prima persona o avendo avuto solamente esperienze di psicoterapia troppo brevi o con professionisti inefficaci.
In questa fase le persone possono affidarsi alla terapia psicofarmacologica senza l’ausilio di una psicoterapia. E’ una visione cinica e amara, dove c’è poca fiducia in sé e negli altri.
Questa è la situazione della persona consapevole di avere una difficoltà psicologica, di soffrire e di sentirsi vincolata. Allo stesso tempo è consapevole che il problema è importante e che sta minando la capacità di essere soddisfatto della propria vita. E’ consapevole inoltre che il problema può essere affrontato dagli altri, magari conosce persone che con una psicoterapia hanno risolto i propri problemi.
Tuttavia pensa che nel proprio caso non sia possibile affrontare il problema. La persona pensa che il proprio problema sia più grave di quello degli altri. Oppure ritiene di avere meno capacità degli altri, meno risorse, meno volontà. Fondamentalmente la persona è convinta di valere meno degli altri e si ripete frasi del tipo: valgo meno degli altri quindi non ho le capacità di risolvere il mio problema psicologico.
In questa situazione la persona è fortemente demotivate e spesso non riesce a fare nulla per uscire fuori dalla propria situazione di sofferenza psicologica.
La persona inoltre può mantenersi congelata nella propria situazione di sofferenza emotiva e psicologica anche attraverso alcune convinzioni errate rispetto alla psicoterapia.
La domanda se sia l’inconsapevolezza che crea le convinzioni errate o se siano invece le convinzioni errate a creare l’inconsapevolezza è una domanda sterile quanto chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. Di fatto le due cose vanno sempre di pari passo alimentandosi a vicenda: la situazione di inconsapevolezza si accompagna sempre a una o più convinzioni errate, le quali a propria volta rinforzano tale inconsapevolezza.
Antidoto: la psicoterapia è un percorso per persone intelligenti e coraggiose che scelgono di impegnarsi duramente per migliorare la propria vita, individuare i propri valori, i propri obiettivi e raggiungerli: iniziare un percorso di psicoterapia è quindi una scelta di cui sentirsi orgogliosi!
Antidoto: la psicoterapia può non essere cara come si crede dal momento che la spesa di una psicoterapia oggi, permette di salvare grandi somme di denaro domani, prevenendo dal fare scelte sbagliate (un divorzio che si può evitare, anni di studio presso una facoltà universitaria inadatta, etc.) o aiutando a fare e a perseguire le scelte giuste. La psicoterapia è un investimento economico su di sé.
Antidoto: lo psicoterapeuta è uno specialista il cui compito consiste fondamentalmente nell’aiutare la persona a trovare da sé le proprie soluzioni creative. Non influenza, non dice cosa si deve fare. Accompagna la persona nel viaggio dentro di sé e la aiuta a fare da sé. E’ come quando si va in palestra e ci si fa accompagnare da un personal trainer, questi non aiuterà la persona a sollevare i suoi pesi, ma contribuirà a creare la migliore situazione possibile affinché la persona possa fare da sé ed allenarsi al proprio meglio.
Antidoto: lo psicoterapeuta è un professionista che si è formato con un lungo e duro percorso di studi, è iscritto all’albo di un Ordine professionale ed è obbligato a rispettare il codice deontologico dell’Ordine e la normativa vigente. Se ci si sente sfruttati e si dubita della professionalità del terapeuta, è possibile rivolgersi all’Ordine professionale di competenza ed effettuare le verifiche necessarie.
Antidoto: lo psicoterapeuta è lì per aiutare e non per formulare giudizi. Inoltre è tenuto al segreto professionale. Ciò che viene raccontato nello studio dello psicoterapeuta non esce di lì.
Antidoto 2: potrebbe essere che la persona abbia un problema di intimità: si vergogna a svelarsi con gli altri. In questo caso il percorso di psicoterapia rappresenta il luogo protetto, la palestra migliore in cui esercitarsi, con i propri tempi, ad imparare ad aprirsi all’altro.
Antidoto: i soldi rappresentano il compenso di un professionista che utilizza le proprie conoscenze e le proprie esperienze per aiutare la persona a conoscersi meglio, crescere e risolvere le proprie difficoltà psicologiche ed emotive.
DOTT. MARCO LODI - P.iva 02760110367 - C.F. LDOMRC73M04F257P - PRIVACY POLICY - INFORMATIVA E GESTIONE COOKIE - SITEMAP - CREDITS