Nicoletta, 22 anni, viene alla consultazione a Cento su invito dei genitori, preoccupati per i comportamenti autolesionistici della figlia. In particolare sembra che Nicoletta mi informa fin dalle prime battute di essere stata interrogata dai carabinieri la mattina stessa a causa del sospetto acquisto di hashish da un piccolo spacciatore locale.
Durante i primi colloqui Nicoletta, oltre ad esprimere una palese inquietudine motoria, comunica con linguaggio vivace la difficoltà a dare senso alla propria esistenza: “Eppure mi piacerebbe anche vivere e invidio quelli che hanno una vita più facile e felice della mia”.
Tuttavia descrivendo i suoi rapporti con gli altri Nicoletta sembra non accorgersi della propria incapacità di stabilire legami, le sue relazioni sono vissute con affetti contraddittori in bilico tra richieste di esclusività e proteste espulsive. Non sembra capace inoltre di formulare una richiesta d’aiuto.
I tratti essenziali della storia emotiva di Nicoletta mettono a fuoco un ambiente familiare complesso, caratterizzato da serie difficoltà nella coppia genitoriale. Nicoletta tratteggia in modo lapidario le loro personalità: “Mia madre è quella che mi ha sempre organizzato tutto, io ero la sua sottomessa. Mio padre non esiste, vive nel suo mondo, pensa sempre e solo al lavoro… quando io combino dei guai… o ha un attacco di collera o sta male… non ce la può fare!”.
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