Psicologo, psicoterapeuta e sessuologo a Cento e Mirandola

Lutto e malattia

Lutto

Il lutto è uno stato emotivo che caratterizza la vita di ciascuno di noi. Il lutto è riferito principalmente alla morte di una persona cara, ma nel corso della nostra vita in senso metaforico può essere vissuto anche in altri momenti importanti di cambiamento e distacco come ad esempio un trasferimento geografico, la fine di un lavoro, l’impossibilità di mettere al mondo un figlio o la separazione dal coniuge.
Nella nostra società purtroppo la morte sembra un vero e proprio tabù, mancano spazi e riti per condividere il dolore e questa solitudine finisce per privare la persona del tempo fisiologico necessario per ristrutturare un nuovo equilibrio psicologico e affettivo di fronte al cambiamento determinato dal lutto.
lutto e malattia

Elaborazione del lutto

L’elaborazione del lutto prevede delle fasi fisiologiche diverse, caratterizzate da stati emotivi intensi e spesso contrastanti:

  • una fase di disperazione acuta, caratterizzata da stordimento e protesta e dalla negazione della perdita
  • una fase di intenso desiderio e ricerca della persona deceduta
  • una fase di disorganizzazione e di disperazione. La realtà della perdita comincia ad essere accettata e la persona in lutto sembra essere chiusa in se stessa, apatica e indifferente
  • una fase di riorganizzazione in cui gli aspetti acuti del dolore iniziano a ridursi e la persona inizia ad avvertire un ritorno alla vita.
Quando si parla di rielaborazione del lutto si utilizza il termine fasi e non di stadi proprio perché non vi è rigidità tra un passaggio e l’altro e non vi è nemmeno la certezza che una volta superata una fase si debba necessariamente vivere quella successiva.
Molte persone rimangano bloccate in un lutto a volte per anni e sviluppano veri e propri disturbi psicologici legati in primo luogo alla sfera dell’umore. Quando le manifestazioni del lutto normale si acutizzano e diventano croniche, danno origine al cosiddetto lutto complicato, un termine che include il lutto non risolto, il lutto cronico, il lutto ipertrofico e il lutto ritardato. In psicoterapia occorre quindi in primo luogo aiutare la persona a vivere e a sperimentare le emozioni e il dolore connessi con il lutto per una maggiore presa di consapevolezza e per facilitare la riorganizzazione del Sé.

Malattia

La malattia grave è un evento critico i cui effetti sulla singola persona e sul suo nucleo familiare generano cambiamenti a livello emotivo, cognitivo, comportamentale non sempre prevedibili. A questi cambiamenti si aggiungono inevitabilmente carichi di sofferenza, dolore, stress, vissuti di incertezza e ansia, paura della malattia e della morte.
Di fronte ad una malattia importante, in particolare di tipo oncologico, diminuisce la capacità di farsi forza e di reagire, non esistono più punti stabili che diano certezze, aumenta l’ansia di non avere le cose sotto controllo e si insinua un senso di disorientamento e di spersonalizzazione. Spesso oltre il tempo della malattia, molto faticoso è l’anno successivo alla fine delle cure. E’ un periodo in cui la persona rimane sola e può maturare la paura della recidiva nel corso dei controlli periodici, sviluppando di conseguenza vissuti di forte ansia o addirittura di panico. In questo caso il percorso di psicoterapia sarà focalizzato sull’offrire alla persona gli strumenti utili per affrontare l’ansia che incombe, sostenendo l’area psichica della speranza e modulando la sofferenza necessaria e utile. In questo modo lo psicoterapeuta crea con la persona uno spazio di riflessione, di confronto e di condivisione in cui affrontare le tematiche inerenti la nuova gestione di sé, la fatica, il dolore, le difficoltà emotive, la sessualità rispetto al partner o la relazione con gli operatori sanitari.

Le complicanze del lutto negato nell’epoca del Coronavirus

Il processo di elaborazione del lutto si complica notevolmente quando la perdita avviene in situazioni “non comuni” come sta accadendo in questo periodo di pandemia da COVID-19. L’estensione della pandemia ha creato una situazione di grave lutto in molte famiglie e purtroppo tantissimi italiani stanno vivendo il passaggio dalla vita alla morte dei propri cari in modo restrittivo e drammatico. Vista la situazione attuale infatti non è possibile realizzare il rito della vestizione, non è possibile celebrare il funerale, non è possibile avere amici e parenti vicino ad alleviare il senso di vuoto che l’interruzione della vita lascia inesorabile in chi rimane.

Ciò che nella nostra cultura è un rito di passaggio, nella mente umana ha una chiara funzione di progressione in quelle che sono le fasi della rielaborazione del lutto.

Quando questa rielaborazione viene negata o interrotta il rischio che ci si possa bloccare ad una fase di negazione è molto elevato. Infatti salutare i propri cari nell’ultimo addio ha lo scopo di creare dentro ognuno di noi una rappresentazione della realtà nuova che comporta necessariamente una ristrutturazione dell’immagine di sé e del contesto in cui ogni persona è inserita. Quando questa ristrutturazione non avviene o avviene in tempi troppo lunghi, può accadere che la distanza tra la situazione reale e quella percepita sia troppo ampia e che le persone superstiti possano in cuor loro negare la perdita.

Nella mancanza della ritualità del funerale il rischio è quindi che la persona superstite si blocchi nella fase della negazione, quella iniziale del lutto: non poter vivere il momento della sepoltura, l’abbraccio di amici, il calore percepito dalla vicinanza della propria comunità e il senso di pace che segue solitamente la cerimonia religiosa blocca chi è rimasto in un pianto senza corpo.

In questa situazione è utile affrontare tali problematiche. Il percorso di psicoterapia offre l’opportunità di rielaborare la propria perdita, affinché l’addio ai propri cari, siano essi vittime del coronavirus o di altre patologie, non diventi un momento sospeso e non vissuto, ma sia comunque una fase di vita concreta dalla quale poter ripartire.

A Cento e a Mirandola visita lo psicologo, psicoterapeuta Dott. Marco Lodi.

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