Una coppia si definisce in crisi quando i partner vivono una situazione di malessere che si protrae nel tempo e nonostante l’impegno e il desiderio di cambiamento, i tentativi messi in atto al fine di risolvere i problemi non solo non danno l’esito positivo sperato ma addirittura nella maggior parte dei casi si trasformano in dinamiche ripetitive che mantengono o incrementano il problema anziché risolverlo.
Ci sono “regole” per vivere felicemente in coppia? Naturalmente no! Lo psicologo, psicoterapeuta Dott. Marco Lodi visita a Cento e Mirandola, nel frattempo è utile tenere a mente alcuni principi:
Molte relazioni di coppia entrano in crisi perché manca una dinamica di alternanza nella posizione relazionale, nell’equilibrio della coppia. Un partner mantiene da un punto di vista gerarchico una posizione up nei confronti dell’altro, il quale non necessariamente si viene a trovare nella posizione down perché l’altro ce l’ha messo, a volte ci si può porre da sé, contribuendo attivamente ad un assetto rigido e sbilanciato della relazione stessa.
Avremo probabilmente una crisi in tutti quei rapporti pervasi dall’idea che un partner sia più intelligente dell’altro, più socialmente apprezzato o più forte economicamente, dove l’altro vive di luce riflessa, come un satellite intorno al sole e accetta questa sorta di subordinazione emotiva senza esserne completamente consapevole e consenziente nei suoi stessi riguardi. Il disagio proviene dalla mancanza di consapevolezza che a un certo punto lascia filtrare un bisogno di affermazione.
E’ utile e funzionale che la coppia sia in grado di accettare un’eventuale fase transitoria di mancanza di parità (uno dei due perde il lavoro, uno dei due si dedica prevalentemente ai figli per un periodo, uno dei due si dedica ad un nuovo progetto professionale…) ma questa disparità deve essere consapevole ed accettata da entrambi.
Quando una disparità si realizza in modo rigido, prolungato nel tempo e senza consapevolezza da parte di entrambi, come quando ad esempio due liberi professionisti hanno un bambino e solitamente la madre lascia il lavoro per dedicarsi al bambino senza che questa scelta sia accompagnata da una pianificazione, anche a grandi linee, dopo qualche tempo emerge un malessere che richiede la rivisitazione del percorso della coppia, dei fattori emersi e di quelli messi in atto inconsapevolmente. Timori di fallimento sul piano professionale, vissuto di esclusione, senso di inadeguatezza, di dipendenza mal tollerata, possono alterare negativamente una fase di vita che potrebbe essere vissuta con intenso piacere da entrambi.
La coppia è un sistema relazionale, come tutti i sistemi viventi ha bisogno di relazionarsi ad altri sistemi che la circondano e la includono.
La famiglia allargata, gli amici, i colleghi, i compagni di diverse attività (politica, hobby, gioco, sport) sono sistemi che, attraverso la loro presenza psicologica nella coppia, alimentano le idee, le curiosità, la “cultura” in senso lato della coppia.
Anche le emozioni negative hanno una loro funzione importante: le momentanee crisi personali vissute nei contesti esterni alla coppia danno modo di conoscere e vivere sempre più in profondità la variabilità delle emozioni di ognuno, il modo di reagire, la ricerca di appoggio o complicità. In altre parole la ricerca di soluzioni a tanti problemi fa della coppia un sistema vivo ed efficace.
A lungo andare il rischio è che non ci sia niente da dirsi, nulla da commentare, quasi nulle le novità.
Al contrario una adeguata ed equilibrata apertura al contesto esterno permette alla coppia di stabilire una vita di relazione ricca di stimoli e che al tempo stesso consenta di salvaguardare la specificità, l’identità e l’esclusività del sistema.
La coppia vive fasi evolutive che partono da quella iniziale dell’innamoramento. Questa prima fase può avere caratteristiche diverse per ogni coppia e per i due partner all’interno della stessa coppia. Può essere vissuta con grandissima intensità a livello di attrazione fisica o intellettuale o razionale, con diverse combinazioni. Generalmente è una fase ricordata con nostalgia, è la fase del “sogno”, della “luna di miele” della coppia appena nata.
Generalmente questa è una fase che porta a una possibile crisi dovuta ad alcuni fattori quali:
Ognuno di questi aspetti può costituire un’occasione di confronto, di conflitto o di accordo. Il grado di tolleranza che la coppia ha nei confronti dell’aspetto problematico della relazione è importante nel determinare l’evoluzione del rapporto. Una coppia poco tollerante può entrare in conflitto per alcuni dei suddetti possibili motivi di disaccordo e non trovare soluzioni a causa dell’irrigidimento delle rispettive posizioni. Al contrario una tolleranza infinita potrebbe essere il frutto di un atteggiamento del tipo “lasciamo correre” che nel tempo rischia di accumulare risentimento e relativo disagio.
Nella pratica della psicoterapia di coppia spesso il primo ostacolo riguarda l’accettazione della possibilità che la relazione di coppia possa rompersi.
Alle volte entrambi i partner, o più frequentemente uno dei due, non riesce a tollerare l’ipotesi della separazione e tale fantasia scatena una forte angoscia di separazione.
Nella vita di coppia il fatto che la minaccia, reale o fantasticata, di separazione scateni angoscia costituisce un forte vincolo. Il partner che soffre di questo tipo di angoscia in genere non tollera l’idea che il proprio rapporto di coppia entri in crisi e, eventualmente, possa rompersi. Questo pensiero non viene neppure formulato, ma una serie di difese vengono messe in atto tutte le volte che, anche lontanamente, si profila tale ipotesi.
Per evitare la minaccia della separazione ci si impedisce di discutere, oppure si evitano argomenti spinosi, oppure si simula un accordo che in realtà non c’è, si tollerano condizioni svantaggiose, si evita il pensiero critico e si apprende un modo di porsi nei confronti dell’altro che eviti la conflittualità.
Tutto ciò ha un costo psicologico altissimo: la sofferenza può emergere con sintomi psicologici (ansia o sintomi depressivi) o somatici.
In queste situazioni un comune denominatore è paradossalmente un distacco psicologico che isola la persona nella sua solitudine. Per non distaccarsi dall’altro ci si costringe in un mondo privato di cose non dette, di pensieri non formulati appieno, di desideri frustrati perché non espressi liberamente.
A questo prezzo si mantiene il legame, ma la relazione non è più appagante.
La coppia o la famiglia sono un sistema complesso in cui si intersecano e si armonizzano diversi elementi: il piano intellettuale/razionale, quello emotivo, la sessualità, le altre identità (professionale, familiare, politico o altro).
La complessità e la relativa possibile problematicità fanno parte del funzionamento della coppia. La differenza fra una coppia e l’altra non sta nella presenza o nell’assenza delle problematicità ma nelle differenti modalità in cui si affrontano queste problematicità.
I diversi stili di reazione ai dati di realtà alle volte risultano difficilmente conciliabili: una modalità ansiosa, o direttiva, o evitante, o colpevolizzante, o fredda e pragmatica, o eccessivamente efficiente, o incalzante può creare un disagio nel partner.
A questo punto oltre alla reazione al dato di realtà così come viene percepito si verifica anche una reazione all’eventuale disagio e può essere anch’essa ansiosa, direttiva, evitante, colpevolizzante, fredda e pragmatica, efficiente o incalzante. Fin qui tutto nella norma.
Ovvero comunicare sulle modalità di comunicazione all’interno della coppia, parlare di come ognuno vive quelle interazioni, della lettura che si dà, della propria interpretazione. Se i partner non riescono a fare questo rischiano di rimanere intrappolati in circoli viziosi ripetitivi e il disagio vissuto nella relazione di coppia cresce inevitabilmente creando una frattura emotiva.
Friedrich Nietzsche, filosofo tedesco della seconda metà dell’Ottocento, asseriva: “Non esiste la realtà, esistono le interpretazioni”; questa affermazione molto radicale è però di grande aiuto nella comprensione delle relazioni fra esseri umani.
Un fatto può essere riferito in modo assai diverso da più persone, tanto che per capire cosa è successo di solito è importante sentire più persone, ognuna con la propria “versione”.
Nella conflittualità sterile il partner perde interesse per l’interpretazione della realtà dell’altro, per i suoi percorsi mentali, per la scelta degli elementi che prende in considerazione nell’affrontare un problema e viene invece colpito dall’atteggiamento di conflittualità e contrarietà. Un’idea “differente” diventa “contraria” e a ciò viene attribuita un’intenzionalità (la più banale è “tu mi dai sempre contro!”).
A quel punto il contenuto della discussione perde importanza (addirittura alle volte non ci si ricorda nemmeno più da cosa si è cominciato a discutere) e prevale l’aspetto della relazione. Ognuno è proteso a definire, difendere e imporre la propria posizione nella relazione: trovare un accordo diventa difficile.
Come la vita dell’individuo anche la vita di coppia ha la sua evoluzione. Per l’individuo è importante la prospettiva temporale, legata a tappe, al raggiungimento di traguardi e obiettivi, ad un percorso da realizzare. Per la coppia è importante la progettualità condivisa.
Nella fase iniziale di costituzione della coppia, nella fase nascente, già sono presenti alcuni sogni condivisi, già ci si è confrontati sui temi principali: il volere o non volere figli, la carriera professionale, l’importanza del denaro, dove vivere, quali gli obiettivi che si ritiene importanti da raggiungere.
La progettualità può cambiare ed evolvere, lungo il percorso gli elementi di realtà possono indurre la coppia a modificare la direzione, alcuni obiettivi che risultano irraggiungibili possono essere sostituiti da altri comunque desiderabili.
Uno degli elementi di criticità nella vita di coppia può riguardare la progettualità: si pensi alle coppie che scoprono di non poter avere figli, o alle coppie che vanno in crisi a causa di terremoti finanziari, o ad altri stress e perturbazioni che necessariamente impongono una riprogettazione della propria vita di coppia. In questi casi i due partner devono ritrovare un percorso comune dopo aver superato una fase traumatica vissuta in modo diverso da ciascuno di loro.
Spesso si tende a pensare che l’intimità della coppia sia un elemento che riguarda soprattutto la vita sessuale; in realtà l’intimità che dà maggiore calore e sicurezza nella coppia è quella intellettuale, il condividere un mondo di idee, anche diverse, che insieme leggono e interpretano la realtà.
Per esempio il metacomunicare sulle altre coppie dopo una serata con gli amici è importante per far conoscere al proprio partner la propria opinione e nello stesso tempo per cercare conferma dell’adeguatezza della propria interpretazione.
Parlando degli altri si parla di sé stessi e attraverso le differenze si scopre la propria specificità.
E’ molto importante che questo sentirsi insieme si declini anche nel rapporto con la parentela: il saper metacomunicare sul rapporto dei reciproci genitori, per esempio, è spesso segno di buona funzionalità della coppia.
Spesso questo argomento è ritenuto un tabù: nella maggior parte dei casi i partner della coppia coltivano i rapporti con la propria famiglia di origine e non si concedono reciprocamente il diritto di esprimere opinioni.
Ciò non significa essere d’accordo su tutto; la diversità di opinione è anzi più interessante, ma la sensazione di poterne parlare con il proprio partner, di poter esprimere le sensazioni rispetto alle realtà altrui, dà una sensazione di accoglienza, di area privata, di spazio di scambio dei pensieri intimi. Ecco quindi che l’intimità sessuale è importantissima poiché indica la presenza di una buona intimità della coppia in senso più ampio e contribuisce in modo fondamentale a creare e mantenere l’intelaiatura della vita di coppia.
DOTT. MARCO LODI - P.iva 02760110367 - C.F. LDOMRC73M04F257P - PRIVACY POLICY - INFORMATIVA E GESTIONE COOKIE - SITEMAP - CREDITS