Molto spesso l’esordio del disturbo ossessivo compulsivo si verifica in adolescenza e proprio in questa fase l’inizio di un percorso di psicoterapia può essere un utile investimento. A questo proposito desidero raccontarvi la storia di Stefano che mi telefona per un appuntamento quando ha appena compiuto diciannove anni. Stefano è l’ultimo di tre figli maschi, ha terminato il liceo e si è preso un anno di pausa perché non sa a quale facoltà universitaria iscriversi. Proviene da una famiglia con solide tradizioni di lavoro imprenditoriale in cui la realizzazione professionale funge da cardine attorno al quale ruotano tutte le scelte importanti. I suoi due fratelli più grandi sembrano essersi inseriti molto bene in questo contesto.
Il padre abile imprenditore, viene descritto come molto assente già da diverso tempo e Stefano con tono triste rievoca nostalgici ricordi infantili, sbiaditi momenti di gioco insieme alla figura paterna. La madre, anch’essa immagine sbiadita nella memoria infantile, sembra ormai cristallizzata nel ruolo di padrona di casa, oberata dagli impegni sociali e familiari, salvo poi ripiegarsi su sé stessa in un circolo vizioso di momenti depressivi e fortissime cefalee che si presentano con cadenza settimanale e la costringono a stare coricata a letto al buoi per ore.
Stefano ricorda la propria vita di bambino e ragazzino come attiva e gioiosa, intento ad approfondire i propri interessi culturali, musicali e le attività sportive, tra cui il basket, per il quale aveva espresso una particolare inclinazione. L’epoca della preadolescenza e l’inizio delle scuole medie sembra segnare l’inizio delle difficoltà manifestate da Stefano. Non riesce ad inserirsi nel nuovo gruppo di compagni di classe che iniziano a considerarlo un ragazzo snob e immaturo. Non riesce ad avvicinarsi alle ragazze, combattuto tra le spinte pulsionali della sessualità emergente ed i sensi di colpa, vergogna e imbarazzo derivanti da una educazione moralistica punitiva e repressiva che non ha mai concesso opportunità di dialogo e confronto.
Dall’inizio del liceo in poi Stefano comincia gradualmente ad uscire dalla propria solitudine, si sforza di frequentare i nuovi compagni di classe, nuovi ambienti e avvia nuove amicizie con entrambi i sessi arrivando a sperimentare anche i primi innamoramenti.
Nonostante l’apparente ripresa della linea evolutiva Stefano presenta sempre più spesso episodi di tristezza e di pianto inspiegabili, mentre riemergono stati di dubbio per ciò che fa e per ciò che pensa: “esco con i miei amici e mi diverto … gli amici e le amiche mi trattano bene … ma mi sento comunque a disagio … ho paura che tutto questo finisca … o di sbagliare qualcosa … e questa preoccupazione dentro di me diventa poi tristezza”.
E’ opportuno tenere in considerazione che Stefano ha solo diciannove anni e che per lui il cammino dell’adolescenza non è stato ancora portato a termine. Abbiamo concordato insieme sull’importanza di lavorare su sé stessi e sulla centralità dell’immagine di sé che per Stefano risulta ancora un po' incerta.
I dubbi costanti e le modalità di pensiero ossessivo per lui funzionano come una corazza utile a proteggerlo dal prendersi dei rischi e dal fare i conti con le proprie vulnerabilità e con la possibilità di commettere sbagli. Ipotizzo che da qui provengano ad esempio tutti i dubbi rispetto a quale indirizzo universitario scegliere. Il percorso di psicoterapia in questa prospettiva si sviluppa quindi come un momento di supporto e di accompagnamento finalizzato alla acquisizione di fiducia e consapevolezza delle proprie capacità.
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