Psicologo, psicoterapeuta e sessuologo a Cento e Mirandola

La storia di Anna

"Nei racconti i nomi sono inventati e alcuni dettagli sono stati modificati al fine di non rendere riconoscibile la persona e tutelarne la privacy"

Anna ha 26 anni e lavora come commessa in un negozio di abbigliamento. La carnagione è molto chiara, la pelle sembra porcellana, gli occhi castani ed espressivi si nascondono un pò dietro alla montatura pesante degli occhiali.

Abbiamo iniziato un percorso di psicoterapia da circa due mesi ed è riuscita a mettere a fuoco che il suo vero problema consiste nella difficoltà di trovare il giusto equilibrio tra il vissuto di fusione con il suo ragazzo e un’indipendenza che non comprometta la relazione.

Da cinque anni ha infatti un fidanzato, Andrea, che lei stessa definisce scherzosamente ma non troppo “un ragazzo d’oro”, l’uomo che tutte le donne vorrebbero avere al proprio fianco. Anna mi racconta che Andrea ha 29 anni ed è un bravo ragazzo: si è laureato in Ingegneria ed ha iniziato a lavorare con soddisfazione in un’azienda meccanica, è di buona famiglia, la ama e per lei sarebbe disposto a fare qualunque cosa. Parla di matrimonio, di un futuro insieme. E’ sincero, affidabile e fedele.

Tuttavia mentre fino a poco tempo fa la sua possessività e il loro rapporto esclusivo la facevano sentire importante, ora si scontrano con il desiderio inespresso di indipendenza covato da Anna.

Il primo sintomo è il sesso: lei non prova più desiderio, evita le occasioni di intimità. Lui, molto paziente, aspetta. Ormai sono trascorsi sei mesi dall’ultima volta in cui hanno fatto l’amore.

Parallelamente per Anna sono iniziati gli attacchi di panico: un’ansia e un’angoscia intensa e insostenibile, una sensazione improvvisa di morire, difficoltà a respirare, tachicardia, vertigini. Anna si è rivolta al Pronto Soccorso dell’ospedale ed ha fatto tutti gli accertamenti: non c’è niente di fisiologico. La brava dottoressa che l’ha visitata le ha detto che forse avrebbe dovuto iniziare a pensare a sé stessa, a cosa la blocca.

Anna invece sogna. Sogna una via di fuga romantica.
In chat ha conosciuto un ragazzo che come dice lei stessa “la porta sulle nuvole”. Anche se non si sono mai incontrati Anna con lui si è sentita rinascere. Si è comprata dei vestiti nuovi e si è fatta un nuovo taglio di capelli. Si sono scambiati i numeri di telefono e oltre ai messaggi si sono parlati in lunghe telefonate serali.
All’improvviso però lui le ha confidato di essersi innamorato. Di un’altra ragazza. Le dice che è meglio non sentirsi più. Non scriversi più. Anna è disperata.

Questo amore virtuale per lei era reale, profondo, intenso. E così è sprofondata di nuovo nell’ansia e nell’inquietudine ed è ingrassata di almeno dieci chili. Tuttavia accanto a lei c’è ancora Andrea, che non si è mai accorto di niente e che la ama come il primo giorno.

Che cosa fare? La verità, come Anna stessa mi confida con un sospiro, è che non vuole bene a sé stessa. E’ da lì che decidiamo di partire.

L’amore non è l’attaccamento che tutti, nella nostra infanzia, abbiamo provato per i nostri genitori: non è sinonimo di dipendenza affettiva ed emotiva. L’amore tuttavia non è neppure una totale indipendenza affettiva, come credono molte ragazze, che concentrano tutto il loro interesse su di sé e non sulla relazione. L’amore è a metà strada tra la dipendenza affettiva del bambino e l’indipendenza affettiva di quelle donne adulte che purtroppo hanno smesso di credere all’innamoramento.

La storia di Anna è interessante anche per un altro motivo. Ci racconta e ci fa riflettere di un amore che, pur non venendo consumato, comunque consuma, destabilizza, sconvolge gli equilibri, fa perdere la testa. Un amore nel mondo di internet, un amore attraverso i social. Un amore che altro non è che la variazione del “terzo millennio” del classico amore platonico, tappa fondamentale del periodo adolescenziale.

Psicologo, psicoterapeuta, sessuologo clinico Dott Marco Lodi - Cento (Ferrara) e Mirandola (Modena)

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