La prima fase dell’intervento prevede un’accurata valutazione del tipo di insonnia al fine di stabilire la tipologia di trattamento migliore per il paziente.
Uno degli obiettivi della psicoterapia è quello di modificare le convinzioni e le aspettative sul sonno che alimentano il disturbo di insonnia. In particolare, alcune valutazioni che i pazienti insonni fanno di una determinata condizione (spesso in modo catastrofico), per esempio la sonnolenza al mattino, producono risposte emotive negative (come ansia, tristezza, rabbia) che a loro volta impediscono il sonno e creano un circolo vizioso che mantiene e alimenta l’insonnia. Contemporaneamente è utile svolgere un lavoro sui comportamenti o le abitudini disfunzionali in prossimità del letto, in particolare rispetto ai pensieri e alle preoccupazioni.
A differenza di quanto comunemente si crede, le persone non hanno bisogno di dormire 8 ore per notte. Le ricerche sperimentali indicano che l’essere umano necessita di 6 ore di sonno. La durata del sonno, infatti, può variare da persona a persona, un po’ come l’altezza. Ci sono persone che si sentono riposate dopo solo 4 ore di sonno e altre che hanno bisogno di 10 ore per stare bene. Il bisogno di sonno varia inoltre con l’età tendendo a diminuire.
Molte persone che soffrono di insonnia ritengono che dovrebbero addormentarsi subito e non svegliarsi mai durante la notte e vivono molta ansia se questo non accade. In realtà, chi dorme bene generalmente impiega circa mezz’ora per prendere sonno, svegliandosi più volte durante la notte. Inoltre è stato osservato in diverse ricerche che le persone insonni tendono a sottostimare il loro sonno e a sovrastimare il tempo di addormentamento e i risvegli notturni. Da queste credenze errate spesso deriva una valutazione del proprio sonno più grave di quella che è in realtà, facendo aumentare le preoccupazioni della persona insonne.
In conclusione l’insonnia è un disturbo che non va assolutamente sottovalutato, perché un diminuito apporto di sonno per periodi prolungati della vita può favorire la comparsa di diverse patologie, anche gravi, come malattie cardiovascolari, dismetaboliche (diabete e/o obesità) e patologie psichiatriche (depressione ed ansia).
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